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CRISE “DANCING COLORS” Colore, segno, materia. Elementi imprescindibili in pittura, nei quadri di Cristian Zarotti (Parma, 1976) trovano la loro più compiuta e bilanciata ragion d’essere. Il dipingere di colui che in arte è CRISE, ovvero unione d’intenti (come Christo & Jeanne-Claude, Claes Oldenburg & Coosje van Bruggen) fra Cristian e Serena, la sua compagna di vita, si collega cromosomicamente alla Pittura d’Azione (Action Painting) di Jackson Pollock e all’Informale caro a Emilio Vedova. Ma lo fa criseanamente : non toccando mai la superficie dei quadri, tranne quando alle sue dita succede d’aver voglia di pigiare il colore; o alle sue mani il bisogno di spargerlo. A questo punto, gli acrilici ad acqua o a solvente vengono d’istinto, d’impulso, fisicamente sgocciolati, gettati, spruzzati, spremuti fuori dai tubetti. E nel preciso istante dell’apoteosi gestuale, il dripping si coagula, si raggruma, conquista porzioni di superficie intersecandosi con una moltitudine di linee, traiettorie, spirali, vertigini, sino a far danzare – letteralmente – i colori. Jackson Pollock sosteneva che «l’artista moderno lavora per esprimere un mondo interiore. In altri termini: esprime il movimento, l’energia e altre forze interiori». Dipingendo su tela, cartongesso, legno, plexiglass, vetro; utilizzando strumenti inusuali come cucchiaini da caffè, forchette di legno, forchettoni per arrosto, bacchette da sushi, pennelli in silicone da pasticcere, coltelli scaglia parmigiano, CRISE dà libero sfogo alle sue emozioni, alle sue pulsioni, ai suoi (e ai nostri) flussi di coscienza. Stefano Bianchi
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