Maria Ludovica Pennacchia AArte

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A = Arte, la vita come l'arte - l'arte come vita , il mio motto, lavorare costantemente con passione e armoniaMaria Ludovica Pennacchia – La pittura come linguaggio dell’anima Entrare nello studio di Maria Ludovica Pennacchia è come varcare la soglia di un luogo sospeso tra sogno e memoria. Le tele, grandi e avvolgenti, accolgono chi osserva con la forza silenziosa dell’intimità vissuta e trasfigurata attraverso il colore. La pittura di Pennacchia non è mera rappresentazione, ma un processo immersivo in cui l’artista sembra letteralmente entrare nella tela, come in uno spazio protetto, dove emozioni, affetti e ricordi si fondono in un unico gesto creativo. Formatasi al Liceo Artistico e successivamente alla Facoltà di Architettura, ha saputo fondere rigore progettuale e istinto pittorico in un percorso coerente e profondamente personale. La sua pratica, che affonda le radici in un amore precoce per il disegno e i materiali, si è nutrita nel tempo di suggestioni letterarie, oniriche e naturali, con una predilezione particolare per la dimensione del sogno e della fantasia. I soggetti prediletti – fiori, serre, animali – non sono semplici motivi decorativi, ma veri e propri accessi al suo mondo interiore. Il fiore, nella sua poetica, non è mai solo un elemento botanico: è simbolo di una bellezza che resiste, di un’emozione che si rigenera, di una rinascita silenziosa. La figura umana, invece, è raramente presente, quasi a sottolineare la volontà di una narrazione che si muove oltre il visibile e il riconoscibile. Nel suo linguaggio pittorico si percepisce la lezione dei grandi maestri: la luce di Monet, l’intensità emotiva di Van Gogh, la libertà cromatica di Hockney. Eppure, l’opera di Pennacchia mantiene una voce autonoma e riconoscibile, nutrita da una sensibilità profonda e da un costante dialogo con l’inconscio. Nonostante una produzione ricca e continua, l’artista ha preferito, fino ad oggi, la dimensione collettiva per esporre i propri lavori, forse per una naturale riservatezza, forse per il rispetto profondo verso il linguaggio della pittura, che considera innanzitutto personale. Ma è proprio in questa varietà – di soggetti, di ispirazioni, di tecniche – che si cela il suo filo conduttore: una pittura che, quadro dopo quadro, rivela le infinite sfumature dell’anima. Maria Ludovica Pennacchia dipinge perché non può farne a meno: che si tratti di una tela, di un foglio, di un mobile o persino di una telefonata, la sua mano cerca sempre il gesto, la traccia, la forma. In lei, l’arte non è un mestiere, è una necessità, un modo di esistere e resistere. Chi osserva le sue opere non vede solo immagini, ma frammenti di vita: un lampadario, una sedia, un tavolo, che diventano metafore del ricordo, porte aperte su momenti vissuti, mai dimenticati. La sua è una pittura dell’anima. E l’anima, come sappiamo, non ha una sola forma.

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